Io Canto! Tu, Paghi!
Squillino le trombe, suonino le campane a
festa!
Tutti con le
antenne puntate per captare dalla TV che stanca bivacca nei salotti italiani,
la prima puntata di “Io Canto”,
messa in onda da Canale Cinque.
Uno studio
completamente ridisegnato, fa bella mostra di sè e la sigla musicale, scemando,
fa spazio all’ingombrante figura di Jerry Scotti in forma smagliante, contento
di arrotondare un po’ le sue entrate e desideroso di tagliare il nastro di
partenza.
L’orchestra si
presenta con un organico ridotto, sottolineando il clima di austerità e di
risparmio che si vorrebbe far recepire a casa.
Su tre
poltrone comode dove tutto si sopporta per un’equa retribuzione, siedono
giudici imparziali
dai nomi
noti e roboanti come le loro pagelle – Mara Maionchi, Flavia Cercato (chi è costei?) e Claudio Cecchetto.
Non manca
nulla … no, scusate, una cosa manca e
si nota anche senza avere la vista di un’aquila: non esiste, in questo
programma di prima serata, l’originalità. Tutto, sin dall’inizio, sembra già
visto in tutti i talent scout; magari ridipinto, con sfumature diverse, ma
l’imitazione si presenta palese e omni presente.
Inizia lo
spettacolo; i ragazzi e le ragazze, sfilano sul palco in mezzo a luci che
lampeggiano creando degli effetti multicolori e accompagnati da un’orchestra
timida che presenta arrangiamenti senza “Tempo” e spesso privi di mordente e
colore. I ragazzi, tutti intonati e capaci di andare a tempo nonostante spesso
sembrino lasciati da soli, ingaggiano una guerra con le note acute che a volte
si tramutano in urla senza modulazione e oserei dire, starnazzanti.
Non mancano
però dei “Gioielli” capaci d’inventarsi anche in questa sede, quell’Arte che si
chiama canto.
I giudici di
gara sollecitati e solleticati dal presentatore, azzardano pareri che come un
corso d’acqua, senza
colpi di
scena o tentennamenti , finiscono nel mare di complimenti esageratamente di
parte o dettati da una comune e preventiva strategia.
La prima
puntata di “Io Canto”, è andata avanti senza infamia e senza lode; senza ospiti
(che costano troppo), nessun colpo di scena reale o preparato che sia, e pochi
tentativi non riusciti di creare qualcosa di obiettivamente diverso.
Il
repertorio presentato dalla maggioranza dei cantanti in erba, è stato tratto da
canzoni straniere; come se
la nostra
musica fosse a priori bandita e poco considerata.
La nonnina
che mi abita a fianco, mi ha detto, con simpatia e voce velata, di aver puntato
il suo telecomando su canale Cinque, per ascoltare le voci dei ragazzi ma ahimè,
d’essersi addormenta dopo poco tempo sulla sua poltrona, aprendo gli occhi
soltanto a trasmissione terminata.
Il vincitore di quest’anno godrà di un
viaggio di studio negli Stati Uniti! In Italia, per il “Cenci” della situazione
e per i vertici di Canale Cinque, non ci sono insegnanti e scuole capaci di
“Educare” musicalmente i piccoli divi di una trasmissione ripetitiva e povera
di contenuti.
Piero B. /
Redazione Pentagramma
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