Ad ALVARO AMICI indiscusso re della Canzone Romana, con affetto

Oggi, sono numerosi, coloro che si reputano cantanti romani.

Alcuni di loro, con presunzione e niente talento, s’improvvisano “Cantori” di quella romanità di una volta, difficilmente raggiungibile o imitabile, ed imperversano in locali compiacenti, ma poco inclini a cercare
in un mercato povero d’idee e di veri professionisti, dei talenti autentici; così facendo, evitano di corrispondere compensi adeguati, e se la cavano, per una performance a dir poco scialba,
con una pizza e via…!

Molti pseudo cantanti romani che non hanno neanche la carta d’identità con scritto: “Nato a Roma”,
si ostinano, armi e bagagli, a ridicolizzare il vero folklore e lo spirito della canzone autenticamente romana.

Per fortuna, andando a ritroso nel tempo, abbiamo avuto un “Menestrello cesellatore” del calibro di Alvaro Amici, che ha fatto la fortuna di molti e non la sua, per la modestia e la semplicità con cui ha convissuto.

La voce di Alvaro Amici, pulita, capace d’inerpicarsi su note sopra il rigo musicale con facilità priva
di atteggiamenti studiati, di tecnica vocale esasperata, ha allietato per anni coloro che come noi, hanno amato ed amano la musica della propria Città natale.  Un Artista, Alvaro, che come un pittore originale
ed autentico, ha saputo ridisegnare la tradizione romana, condendola con la sua nota volontà d’essere sempre e soltanto se stesso.

Molti furbi, senza scrupoli, hanno sfruttato l’uomo e l’Artista, fino all’ultimo acuto; rimborsandolo con pacche sulle spalle inutili, e quasi beffarde. Gli stessi che oggi, lo idolatrano con falsità fine a se stessa.

Nonostante tutto, Alvaro Amici, ancora oggi, è il Re della romanità schietta, ed anche, il più imitato.
Ha lasciato un vuoto incolmabile; un silenzio fatto di ricordi indelebili.

A Roma, ancora si riesce ad ascoltare la sua voce sicura e limpida; basta il colore del cielo, il suono delle campane a festa, il ponentino… o una serata magica sotto la luna argentata.
In un silenzio capace di levarsi solo dalla nostra sensibilità, Alvaro canta il suo “Arrivederci Roma”, sommessamente, tanto da confondersi col dondolare lento di un Tevere, che sonnecchiando, gli strizza l’occhio.
http://youtu.be/lXP_i_MOVog

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