Sanremo... in rianimazione o restyling?
Il Festival di Sanremo 2011 ha fatto il suo trionfale ingresso,
presentandosi esteriormente in forma splendida
e sontuosità evidente.
e sontuosità evidente.
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Gianni Morandi, dal canto suo, è apparso appannato e poco disinvolto, con un copione ristretto e ridotto al minimo necessario.
Tra il “Capo”, le Iene e le due presentatrici in erba Belen e Canalis, lo spettacolo è iniziato e finito, all’insegna di una monotonia congenita e privo di qual si voglia improvvisazione stilistica.
La comicità delle “Iene”, non è uscita fuori neanche dalla “Canzoncina” scontata, riguardante un argomento che il pubblico conosce fin troppo bene, provocando l’effetto boomerang, di ricadere su coloro che hanno scritto ed interpretato questa parodia, priva d’ironia e rafferma come acqua stagnante.
Belen e Canalis, vestite di colori penetranti e fotogenici, hanno dimostrato spossatezza e poca capacità di “Bucare” lo schermo, se non grazie alla loro naturale bellezza fisica. Oggi ed a ragione, la donna combatte per non essere considerata soltanto oggetto di desiderio; all’Ariston , questa presa di coscienza, non ha “Sortito” alcun effetto.
La musica, le canzoni, che avrebbero dovuto essere oggetto di spettacolo e di cultura, hanno attraversato le tavole del palcoscenico “Festivaliero”, come degli zombi per di più, trasparenti; capaci di accumulare minuti che passando, hanno dato modo allo spettacolo di arrivare fino in fondo.
Abbiamo ascoltato melodie costruite su dei testi privi d’ispirazione, che solo grazie alla valente penna di arrangiatori, sono riuscite ad appoggiarsi, in bilico, su delle armonizzazioni palesemente create ed incastrate a forza.
Roberto Vecchioni, con il suo brano, è riuscito, per circa tre minuti, il tempo della canzone, a farci assaporare dei concetti semplici, incastonandoli al suo modo poetico di trascrivere emozioni pure.
Un telegiornale in poesia, “Cantato” con voce suadente, misurata, ma colmo di calore umano.
Per un brano scritto a tre mani, quello della Tatangelo è risultato un “Minestrone” di genere vari, mal riuscito e con il peso di una volgarità ripetuta e gridata che dicendola tutta, alla fine ha dato anche un po’ fastidio. La sua eliminazione? Meritata …!
Albano, introdotto da uno “Stacchetto” orchestrale rubato alla Turandot di Puccini, che mi è apparso senza senso ed irriverente verso il grande musicista, ha cantato una canzone tratta da un fatto di cronaca realmente accaduto e dal finale drammatico. Forse, quegli acuti inseriti a forza sulla melodia, o l’interpretazione un po’ fredda di Albano, non mi hanno dato la sensazione d’ ascoltare un dramma tradotto in musica.
La prima puntata di Sanremo 2011, che ha raggiunto limiti d’ascolto esagerati, ha convinto sicuramente l’avidità degli sponsor. Personalmente, ancora una volta, ho notato che la vera musica è stata relegata in un angolo e sebbene illuminata a giorno, è risultata sempre all’ombra di uno spettacolo che ormai si discosta sempre di più dallo spirito dal quale deriva.
Chi vuole ancora questo festival? I cantanti, la Rai, o gli sponsor?
Non rappresentando più la canzone italiana, questo Sanremo, questo spettacolo mondano, dovrebbe cedere il posto ad iniziative che vedano più giovani talentuosi, e meno vip conservati sotto naftalina e tirati successivamente a lucido per riempire palinsesti squallidi, che uccidono la musica; espressione unica di sensazioni vere, maturate interiormente.
Oggi, è tutto basato sul dio “Quattrino”. Le capacità artistiche, sono un optional e le controfigure, regnano in un mondo, dove chi governa è il re “Travicello” di turno.
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